Cibo o cosmetico? Aspetto dei cosmetici e sicurezza dei consumatori

La sicurezza dei cosmetici: quando l’aspetto del prodotto può confondere i consumatori

Quando si parla di lanciare un nuovo prodotto cosmetico, la sicurezza riveste un ruolo cruciale. Non si tratta solo di valutare la sicurezza degli ingredienti contenuti nella formula, ma anche di come il prodotto viene presentato ai consumatori.

Il ruolo del packaging nella percezione del prodotto

I prodotti che prendono ispirazione dal mondo alimentare conquistano sempre!
Comunicano in modo diretto, evocano piacere, freschezza, naturalità. In un mercato cosmetico sempre più attento al green e al benessere, l’appeal “goloso” e il parallelismo tra alimento e mondo beauty funziona.
C’è però un aspetto importante da considerare: quanto è sicuro un prodotto cosmetico che sembra – troppo – un alimento?
Non si parla si sicurezza legata alla formulazione, infatti tutti i prodotti sono fortemente regolamentati ma si sicurezza legata a un ipotetico mal utilizzo. Non parliamo solo di percezione o di marketing: quando si entra nel territorio della somiglianza alimentare, entrano in gioco normative ben precise.

Packaging ispirato al cibo: una scelta strategica per i prodotto cosmetici

Negli ultimi anni è aumentata l’offerta di prodotti cosmetici che richiamano esplicitamente il mondo food: texture simili allo yogurt, profumazioni zuccherine, flaconi che ricordano bottiglie di smoothie, cartoni del latte, frutta o dolcetti.
Una scelta che funziona, soprattutto per chi cerca formule “naturali” o plant-based. Il collegamento tra cosmetico e cibo è immediato: se sembra buono da mangiare, sarà buono anche per la pelle o per i capelli.
Se da un lato però questa estetica piace, dall’altro può generare ambiguità pericolose, soprattutto nei confronti di un pubblico vulnerabile come i bambini o anziani.

La legislazione dei prodotti cosmetici: il Decreto Legislativo 25 gennaio 1992, n. 73

Chi lavora in sviluppo prodotto o marketing si imbatte in una normativa specifica che disciplina proprio questo tipo di situazioni: si tratta del Decreto Legislativo 25 gennaio 1992, n. 73.

Questo decreto stabilisce che:

“È vietata l’immissione sul mercato, la commercializzazione, l’importazione, la fabbricazione e l’uso di prodotti che, pur non essendo alimentari, per forma, odore, aspetto, imballaggio, etichettatura, volume o dimensioni possano essere scambiati per alimenti, compromettendo così la sicurezza e la salute dei consumatori.”

Il punto centrale è semplice quanto essenziale: se un cosmetico può essere confuso con un alimento, soprattutto da parte di un bambino, allora quel prodotto rappresenta un rischio.

Non è un’ipotesi remota: sul portale RAPEX (il sistema europeo di allerta rapida per prodotti pericolosi) non mancano segnalazioni e ritiri di cosmetici con packaging troppo “golosi”.

L’Importanza di un packaging adeguato

Il decreto legislativo considera il “worst-case scenario”, ovvero il peggior caso possibile, per garantire che i prodotti cosmetici siano utilizzati in modo corretto, evitando malintesi pericolosi. Per questo motivo, quando un marchio decide di adottare un packaging che richiama volutamente prodotti alimentari, è obbligato a inserire avvertenze chiare sull’etichetta, per informare i consumatori che il prodotto non è destinato all’ingestione e deve essere tenuto fuori dalla portata dei bambini. Questo è un passaggio cruciale per garantire che il prodotto venga utilizzato correttamente e senza rischi.

I simboli di avvertimento sono fondamentali in questi casi. È facile immaginare una situazione in cui un prodotto cosmetico, con un packaging simile a un succo di frutta, venga confuso durante la spesa e lasciato in un luogo accessibile ai bambini. Questo tipo di errore può avere conseguenze gravi.

Quando il packaging diventa ingannevole (e il prodotto rischia il ritiro)

La normativa non lascia spazio a interpretazioni: se l’aspetto del prodotto può indurre un uso scorretto, non può essere commercializzato così com’è.
Il Regolamento Cosmetico europeo (1223/2009) non lo prevede esplicitamente, ma il Decreto 73/92 entra in gioco proprio in questi casi borderline.

Per questo che, in presenza di pack ispirati al food, è buona norma inserire avvertenze visibili e simboli di pericolo:
– “Non ingerire”
– “Tenere lontano dalla portata dei bambini”
– Inserimento di immagini riconducibili all’utilizzo del prodotto stesso

In alcuni casi, anche questo non basta. Se il rischio di confusione resta alto, gli elementi distintivi del cosmetico rispetto all’alimento non sono così espliciti e identificabili, il prodotto può essere segnalato e ritirato dal mercato.

La scelta del brand e il marketing naturale

Sempre più brand scelgono di adottare un packaging che richiama prodotti alimentari per comunicare la naturalità e la genuinità dei loro cosmetici. L’associazione tra cibo e cosmetico è potente: un packaging che ricorda un succo di frutta, uno yogurt o una crema spalmabile evoca immediatamente l’idea di un prodotto “buono” per la pelle, in modo simile a come un alimento naturale è “buono” per il corpo.

Questa scelta di design non è casuale, ma fa parte di una strategia di marketing che punta a trasmettere l’idea che i prodotti siano composti da ingredienti freschi, naturali e privi di sostanze chimiche nocive. I colori vivaci, le forme che ricordano contenitori alimentari e i nomi stessi dei prodotti spesso richiamano frutti, verdure o altri alimenti, rinforzando questa percezione di genuinità.

Esistono in commercio numerosi prodotti di diversi marchi che cavalcano questo concept, cercando di creare un legame emotivo tra il consumatore e il prodotto attraverso l’associazione con alimenti sani e naturali. Tuttavia, questa scelta comporta dei rischi, poiché può facilmente portare a confusione, soprattutto tra i consumatori più giovani o meno attenti. È essenziale, quindi, che i brand bilancino il desiderio di comunicare naturalità con la responsabilità di garantire che i loro prodotti non vengano scambiati per alimenti, prevenendo così potenziali incidenti.

Conclusioni e considerazioni finali

In conclusione, la presentazione di un prodotto cosmetico sul mercato non può essere sottovalutata. Se il packaging non è chiaramente riconducibile al settore cosmetico, c’è il rischio di confusione, con potenziali pericoli per la sicurezza dei consumatori. Per questo motivo, i brand devono fare molta attenzione e consultare esperti legali per tutelarsi.

Esistono numerosi casi di prodotti ritirati dal mercato perché troppo simili a prodotti alimentari, come evidenziato dal portale RAPEX, che monitora le segnalazioni di prodotti pericolosi. È importante che i consumatori siano informati e che i produttori rispettino le normative per garantire la sicurezza di tutti.

Fonti di approfondimento

  1. Decreto Legislativo 25 gennaio 1992, n. 73.
  2. Portale RAPEX e segnalazioni di prodotti pericolosi.

Questi argomenti sono cruciali per chi si occupa di marketing e regolamentazione nel settore cosmetico ma anche per i consumatori attenti alla sicurezza dei prodotti che utilizzano.

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Esperta in sviluppo prodotto, marketing e strategia, con un focus su innovazione e mercato.

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